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06 maggio 2002
 
Reticoli (4)

Dovremmo eliminare molti altri animali dalla lista dei soggetti adatti per i nostri scervellati esperimenti sul reticolo magnetico. In particolare non sono attendibili tutte quelle specie "utilitaristiche" che, dotate di un buona capacità d'adattamento ambientale, eleggono a proprio domicilio un qualunque posto che fornisca cibo sufficiente e protezione dai predatori (soprattutto da quelli con la doppietta). Possiamo citare le volpi che si trasferiscono in città, i gabbiani che popolano le discariche dell'entroterra, i ratti onnipresenti, gli storni.
Lo storno negli ultimi anni ha colonizzato molte città. Ben note sono le evoluzioni aeree di questo uccello: sciami composti da centinaia di individui che si muovono in sincronia perfetta strappando ai passanti gridolini d'ammirazione per i fantastici disegni tracciati nell'aria e raffiche d'imprecazioni per il guamo seminato sopra marciapiedi, automobili e cappotti.
Come facciano gli storni in volo ad accordarsi in tempo reale su virate e looping è un mistero. Io posso solo aggiungere un'altra stranezza del loro comportamento, osservata dall'alto di un ponteggio che dominava Pisa e dintorni...

Erano giornate d'inverno fredde e limpidissime. Lo sguardo poteva spaziare dai tetti della città alle Apuane, dal Monte Pisano fino alle pinete che si affacciano sul mare.
Nel tardo pomeriggio apparivano nel cielo diversi gruppi di storni in rientro dai luoghi di pastura: uno stormo ritornava dagli uliveti del Monte, uno dal litorale, uno dalla piana meridionale...
I gruppi si ricongiungevano sopra il centro storico cittadino, davano inizio al solito carosello aereo e appena prima dell'imbrunire si posavano sugli alberi della caserma della Polizia di Stato per passarvi la notte.
Gli storni, intelligentemente, avevano scelto il luogo più sicuro in assoluto dalle fucilate dei cacciatori.
Il particolare strano è il seguente: il rientro dei vari gruppi in città avveniva sempre CONTEMPORANEAMENTE ma, giorno per giorno, IN ORE DIVERSE. Come diavolo facevano ad accordarsi da posti lontani decine di chilometri?

Se avessi a portata di mano la mia copia di Moby Dick potrei azzardare un audace confronto tra l'edile che osserva svagato il mondo dall'alto dell'impalcatura (preso da improvvise intuizioni e sonnolenze prosaiche) e il baleniere che scruta l'oceano appollaiato sulla crocetta in cima all'albero maestro.
Purtroppo la balena bianca giace negli abissi di uno scatolone tra i tanti che devo ancora riaprire dopo l'ultimo trasloco. Sarà per un'altra volta.





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